Cronaca

SALERNO – Centrale del latte: c’è il rischio che non sia locale

Benché la Centrale del Latte non sia più una municipalizzata, sulle confezioni continua a campeggiare il logo del Comune di Salerno e la “S” realizzata dal designer Massimo Vignelli.

Il passaggio formale di consegne tra Palazzo di Città, detentore dell’intero pacchetto azionario dell’azienda, e il nuovo proprietario è avvenuto il 30 dicembre scorso.

Il latte della Centrale rischia di non essere più salernitano.

Gli allevatori, che forniscono la materia prima all’azienda, sono infatti pronti a riconvertire il loro prodotto perché è diventato meno conveniente vendere il latte alla nuova proprietà.

Questo a causa dell’abbassamento di prezzo stabilito dai Mastrolia, che lo hanno portato a 38,05 centesimi a litro, al posto dei 43,75 centesimi che in precedenza venivano dati agli allevatori.

«Si tratta di una decisione non concordata – spiega Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti – La nuova proprietà si è limitata a stringere un accordo con le tre cooperative che raccolgono il latte per l’azienda, ma non ha contattato le organizzazioni sindacali degli allevatori per discutere della questione».

In passato, il prezzo del latte veniva deciso dopo una riunione tra la dirigenza e le organizzazioni Confagricoltura, Cia e Coldiretti che rappresentano i circa duecento allevatori della provincia di Salerno che sono fornitori della centrale.

In questo nuovo accordo, valido dallo scorso primo gennaio e fino al 31 marzo, peraltro, si stabilisce il prezzo del latte tenendo conto di quello medio della Lombardia.

Un paragone che non regge dato che la spesa per le materie prime per gli allevatori salernitani è di gran lunga più elevata, sia perché ci sono da sostenere costi di trasporto decisamente superiori sia perché i prodotti costano molto di più di altri perché di qualità più elevata.

C’è il rischio, dunque, che gli allevatori salernitani non riuscano a coprire tutte le spese.

«C’è una perdita di tre/quattro centesimi su ogni litro. A queste condizioni gli allevatori non sono più disposti a fornire il latte alla Centrale».

E così starebbero pensando ad una riconversione; potrebbero decidere di produrre latte bufalino e non più vaccino e, quindi, rivolgersi ad altri tipi di mercati, in primis quello caseario della provincia.

Se gli associati decidono in tal senso, questo significherà una sola cosa, ovvero che la nuova proprietà dovrà comprare il latte a Cremona, in Ungheria o in Germania.

E questo significherebbe che il latte non solo non sarà più salernitano, ma che avrà anche una qualità di gran lunga inferiore.

Il problema è chiaro: adesso spetta alla nuova proprietà decidere se continuare sulla strada intrapresa o rivedere la decisione iniziale.

Dal canto loro gli allevatori non hanno intenzione di fare il primo passo, dato che finora non sono stati tenuti in considerazione.

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