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Altro decesso sul Monte Gelbison

La tragedia avvenuta domenica scorsa

Ancora un decesso legato allo storico pellegrinaggio sul Monte Gelbison. L’ ultimo episodio risale a domenica 8 ottobre, quando una donna ,originaria di Altavilla Silentina, è deceduta dopo aver accusato un malore, mentre si stava recando, col marito e i familiari, alla cerimonia di chiusura del Santuario.

Tempestivo il soccorso del 118, ma per la donna, oramai, non c’ era più nulla da fare. Assai probabile che si sia trattato di un infarto. Non si tratta di un caso isolato, tanto è vero che, nel corso degli anni, sia i residenti sia i visitatori sia i giornalisti hanno prontamente denunciato l’ impercorribilità, o, comunque , la tortuosità del percorso, quasi per nulla in linea con gli standard qualitativi di salvaguardia del territorio e di messa in sicurezza dei viaggiatori.

Si lamenta, inoltre, che, proprio a causa dei rischi logistici che esso comporta, le principali ricadute si avrebbero sul settore turistico e quello commerciale, scoraggiati da un meta troppo abbandonata a se stessa.

Ricordiamo ancora che la strada che permette di raggiungere la vetta del Santuario con macchine o autobus è stata chiusa al traffico a causa del pericolo della caduta di massi dal costone adiacente la carreggiata. I pochi pellegrini coraggiosi, attrezzati e allenati, sono perciò costretti a una faticosa camminata lungo la vecchia via mulattiera (percorribile solo a piedi o con automobili adatte).

Il sentiero, infatti , si presenta quasi completamente in pietra e gradoni, tranne per un tratto in asfalto. La percorrenza è impervia e stancante. Dunque, pericolosa per la salute, specie nei periodi in cui fa troppo caldo, in assenza di un adeguato equipaggiamento. Il fatto che la situazione sia così da anni dimostra uno stallo delle istituzioni di fronte a quello che dovrebbe essere uno dei principali problemi da risolvere per la sicurezza e la promozione del Cilento.

In definitiva, il caso della sfortunata signora che ieri ha perso la vita, sarebbe l’ ennesimo epilogo di una vicenda ben nota. Da non tralasciare lo sbalzo di quota, che, in pochi minuti, porta a superare i mille metri, partendo dal livello del mare . È chiaro che, un tale sbalzo , può provocare problemi, talora fatali, su chi soffre, inconsapevolmente, una pregressa patologia cardiocircolatoria, in un luogo poco presidiato dal punto di vista sanitario e dove scarseggiano – se non mancano del tutto – defibrillatori automatici e personale idoneo a usarlo.

Di certo, i contadini che si avventuravano nello storico pellegrinaggio, erano più allenati a questo tipo di stress . Non più in linea con l’ attuale stile di vita e la sedentarietà. A questo punto c’ è da riflettere sul valore di una ritualità che non risulta essersi adeguata ai tempi. (di Milena Cicatiello)

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