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Studente Universitario di Agropoli analizza i dati sul COVID-19 in Campania

Costabile Russo è uno studente universitario di Agropoli che in questo momento vive a Torino, come tanti da solo, obbligato dalla quarantena lontano dai suoi cari. Il tempo passa tra lo studio, la tv e qualche videochiamata con amici e famigliari. In una di quest’ultime l’idea di analizzare i dati del coronavirus in Campania. Una relazione, come si legge, “tecnica sulle sue competenze”. Il risultato però è strabiliante, una relazione chiara, semplice e ricca di spunti di riflessione.

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Analisi dati Coronavirus Campania

di Costabile Russo (Facoltà di Fisica, Università di Torino)

L’analisi sull’andamento del coronavirus in Campania che ci apprestiamo a fare è da prendere con le “pinze”. Un’analisi tecnica esula dalle nostre competenze, non essendo noi un istituto scientifico. Non possiamo quindi fornire un modello di previsione sull’andamento dei contagiati, né stabilire con certezza quando raggiungeremo il picco e potremmo finalmente tornare a goderci un po’ di libertà.

Tuttavia possiamo comunque fare un’analisi approssimativa sui dati disponibili finora registrati, che potete trovare tutti facilmente sul sito della Regione Campania, e capirci un po’ di più. Cominciamo dando un’occhiata generale all’andamento dei contagiati totali dall’inizio dell’epidemia, senza tenere conto dei guariti o dei decessi, come potete vedere nel grafico successivo.

Dal 12 al 30 marzo, abbiamo avuto un totale di 2067 casi, registrati in appunto 18 giorni. La crescita di contagio segue un modello esponenziale, ovvero un modello di crescita che nel tempo porta ad un incremento giornaliero sempre maggiore, come abbiamo potuto tristemente notare nei dati nazionali. Infatti se a inizio marzo avevamo un tasso di crescita di circa 100 persone al giorno, alla fine del mese i contagiati giornalieri hanno superato, a livello nazionale, le 5000 unità.

Nel seguente grafico viene mostrato l’incremento giornaliero registrato in Campania (comprendente anche il dato del 31 marzo).

Cominciamo col precisare subito una cosa. Sebbene molti abbiano tirato un sospiro di sollievo per il dato registrato due giorni fa di 122 contagi, oggi abbiamo visto come questo è salito nuovamente, avendone registrati 164. I dati infatti sono molto volatili, e un numero inferiore rispetto al giorno precedente non è da correlare ad una fase di decrescita. Il numero di contagi giornalieri dipende infatti fa molti fattori, quali la disponibilità dei reagenti per fare i tamponi o il numero stesso di tamponi che si riesce a processare in un giorno.

Come si può notare, sebbene siano passati 18 giorni dall’inizio dei casi registrati, i numeri si mantengono ancora molto bassi rispetto la media nazionale, siamo infatti ancora sui 100/200 casi giornalieri. La Lombardia ad esempio è arrivata a registrare oltre i 2000 casi in un giorno. Questo molto probabilmente è dovuto al fatto che quando ci siamo accorti del virus a livello nazionale, questo era effettivamente arrivato da poco in Campania, e le misure di prevenzione erano già state prese. Diverso è stato il caso della Lombardia, dove il virus circolava già da inizio gennaio secondo le ipotesi più accreditate, di conseguenza la crescita esponenziale registrata è stata molto maggiore.

Possiamo infatti, sebbene non con certezza, stimare che a inizio gennaio i numeri della Lombardia erano molto simili a quelli appena presentati, e che quindi dopo due mesi in cui il virus circolava, il tasso di incrementi ha cominciato a crescere sempre più velocemente (per via del modello esponenziale, come già detto prima). È molto probabile che nel giro di un mese anche noi avremo potuto registrare gli stessi numeri lombardi se non avessimo preso delle misure efficaci, ma al netto di furbetti che ancora non hanno capito la gravità della situazione, o peggio che hanno deliberatamente deciso di ignorare la quarantena, non è questo il nostro caso.

Analizzando la curva dei contagi totali, abbiamo eseguito due fit diversi, sempre basati sul modello esponenziale, sia per i primi 10 giorni che per gli ultimi 10, come mostrato nel grafico successivo.

Con un analisi molto qualitativa, anche un occhio meno esperto può notare come l’andamento delle due curve è molto diverso tra loro, avendo un balzo tra la prima e la seconda, che sembra “ripartire”, sebbene con numeri più alti. Come abbiamo detto, non siamo in grado, sia per ragioni tecniche che per la volatilità dei dati, di fare una previsione. Considerando però che molto verosimilmente le misure di lockdown abbiano cominciato ad avere i primi affetti dopo 10/15 giorni, abbiamo provato a valutare l’andamento dei dati facendo affidamento solo alla curva che ci restituiva il fit sui primi 10 giorni.

In parole più chiare, abbiamo ipotizzato di essere a 10 giorni dall’inizio dell’epidemia, il 12 marzo, e abbiamo provato a fare una previsione basandoci sui primi 10 dati. La curva che usciva da questa previsione è stata poi messa a confronto con i dati che effettivamente abbiamo registrato nei 10 giorni successivi. Nel grafico seguente mostriamo ciò che abbiamo appena detto.

La curva in rosso è quella relativa ai primi 10 giorni, dove le misure erano state prese, ma gli effetti non erano ancora significativi. Quella in blu fa riferimento ai dati registrati negli ultimi 10 giorni. Si vede chiaramente come, qualora non fossero state prese misure di contenimento, l’andamento esponenziale avrebbe portato il numero di casi totali a circa 6000, mentre la curva blu (che ripetiamo rappresenta dati reali) ci dice che oggi i casi sono poco più di 2000. Molto verosimilmente, se le misure funzionassero alla perfezione, tra 10 giorni la curva blu diventerà obsoleta, come lo è stato per la rossa, e i dati dei prossimi 10 giorni si distaccheranno dall’andamento della curva blu, ancora di più dalla rossa.

Sebbene con molta cautela, possiamo dire di cominciare a vedere i primi effetti positivi. Non sappiamo come la curva possa crescere, ma una cosa è certa, per fermare il contagio l’unica cosa responsabile da fare è restare a casa!

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