Assointrattenimento: “A Sanremo si balla mentre le discoteche restano chiuse”

Le maggiori associazioni nazionali di Categoria del settore Intrattenimento, Silb/Fipe e Assointrattenimento/Federturismo Confindustria, chiedono con  voce unanime che le discoteche e le sale da ballo siano riammesse  alla loro naturale funzione imprenditoriale e sociale. Basta  con restrizioni che non hanno prodotto alcun risultato se non un incalcolabile danno economico e sociale. 

E’ necessario che al nostro settore sia restituita dignità, sia consentita la ripresa dell’attività  e venga tolta  la  limitazione della capienza al 50% del consentito  così come da tempo disposto per cinema e teatri.

E’ ormai certo che le discoteche e le sale da ballo non sono le responsabili dei contagi da Covid-19 mentre invece sono continuamente discriminate dalle norme restrittive emanate in più fasi dal governo.

Con ogni probabilità siamo giunti all’ultimo atto prima del fallimento di un intero settore che occupava circa  90.000 addetti ed altrettanti collaboratori per l’indotto (personale della sicurezza, musicisti, artisti, parcheggiatori, personale addetto allo spettacolo, driver, pubblic relator, D.J, Light J.). Il 30% delle imprese ha chiuso i battenti: 1000 aziende cancellate  e 30.000 dipendenti a spasso

In questi 24 mesi ne abbiamo viste di tutti i colori: non si balla, si consumano pasti e bevande solo seduti, ci si siede solo in 4 ogni tavolo, si fa quello che si vuole se ci si dichiara conviventi, mascherina no seduti, mascherina si in piedi, ingresso con green pass al chiuso, ingresso senza green pass all’aperto, e chi più ne ha più ne metta.

Trattasi di norme inapplicabili, a volte contraddittorie e schizofreniche  ma soprattutto discriminatorie verso un  settore che lavora e produce. E’  in atto una discriminazione al settore intrattenimento che non ha precedenti. Evidentemente il governo, considerando questo settore inconsistente e assolutamente secondario per le strategie industriali della Nazione, intende affossarlo e sacrificarlo in nome del bene della pluralità.

Mai nessuna scelta potrebbe essere così scellerata! I nostri giovani ed anche i meno giovani si nutrono della socialità che il nostro settore esprime. E’ ormai di pubblica evidenza il malessere dei giovani, che si esprimono con azioni al di fuori della normalità vedi rave party (incapaci di essere fermati dalle istituzioni) e risse organizzate attraverso i social network, ancorché in ritrovi in strutture private non agibili a pubblico spettacolo, in piazze e pubbliche vie per dare sfogo alla volontà di socializzazione.

Ancora:  nonostante i divieti di apertura delle nostre strutture, assistiamo a trasmissioni televisive  in diretta Nazionale, precisamente al teatro Petruzzelli e il 31 dicembre 2021 e al teatro Ariston di Sanremo , con teatro pieno e gente che balla. Questi comportamenti non siano mai più consentiti in costanza della chiusura obbligatoria delle discoteche dunque dei locali  di pubblico Spettacolo per legge preposti a questa particolare tipologia  di attività.

E’ inoltre  indispensabile  che il Governo ascolti gli imprenditori dell’intrattenimento  e che ponga in essere immediatamente le seguenti azioni:

  1. Risarcimento di tutti i danni  subiti dal settore quale conseguenza dell’adozione della ulteriore chiusura fino al 10 febbraio disposta da un ordinanza del Ministro della Salute Speranza, con particolare attenzione al credito d’imposta sul pagamento degli affitti come per il comparto alberghiero (non chiuso come le discoteche ma ammesso al beneficio dal “ristori ter”);
  2. divieto assoluto  di tutte le attività di spettacolo che avvengano in bar e ristoranti o altri luoghi con l’attuazione di pene severe per i gestori che agiscono in abuso alle autorizzazioni detenute;
  3. che le nostre aziende siano inserite nel PNRR alla pari dei teatri e dei cinema dei quali sono parte integrante essendo aziende che vivono di arte e di cultura, abbandonando i preconcetti contrari a promuovere il  nostro settore ad elemento significativo di progresso sociale per giovani e meno giovani. La musica è cultura!